I dati statistici pre Covid-19 mostravano già la tendenza dei giovani italiani a rimanere molto a lungo nella casa dei genitori. Qualche mese fa, un rapporto del Gruppo di esperti “Demografia e Covid-19” evidenziava che la crisi pandemica stava ulteriormente rallentando i progetti di vita delle nuove generazioni. Quello che però emerge in modo preoccupante da alcuni studi condotti negli USA, è come i vaccini potrebbero non bastare a convincere i giovani ad andarsene da casa.
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Situazione pre Covid-19
Non è un segreto che storicamente in Italia i giovani tendano a restare in casa più a lungo che in molti altri Paesi europei. Secondo i rapporti ISTAT, quelli in fascia di età compresa tra i 18-34 anni, celibi e nubili, che vivevano in famiglia con almeno uno dei genitori, nel 2019 era pari al 64,3%. Valore piuttosto stabile, che negli ultimi 6 anni non era mai sceso sotto il 62,1%.
Molti ricorderanno come divenne celebre l’allora Ministro delle Finanze Tommaso Padoa-Schioppa, quando in un’audizione davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, il 4 ottobre del 2007, sorprese tutti dicendo:
Mandiamo i bamboccioni fuori di casa. Incentiviamo a uscire di casa i giovani che restano con i genitori, non si sposano e non diventano autonomi. E’un’idea importante!
Questo accade, secondo il già citato rapporto ISTAT, perché le nuove generazioni si confrontano con “percorsi di vita più vari e meno lineari del passato che spostano in avanti le tappe principali di transizione allo stato adulto”. Ed inoltre, “Il prolungamento dei percorsi di istruzione e formazione, le difficoltà nell’inserimento e nella permanenza nel mercato del lavoro, nonché il conseguente ritardo dell’uscita dalla famiglia di origine e della formazione di un nuovo nucleo hanno determinato il cronicizzarsi di questo fenomeno”.
L’impatto della pandemia di Covid-19
L’impatto dell’emergenza sanitaria sulla natalià e condizione delle nuove generazioni è stato al centro del rapporto del Gruppo di esperti “Demografia e Covid-19”. In particolare Francesca Luppi e Alessandro Rosina hanno analizzato le conseguenze della pandemia sui progetti di vita dei giovani. Nella loro disamina (basata sui dati dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo in collaborazione con IPSOS) si legge “La condizione di incertezza dovuta al perdurare della crisi sanitaria ed economica legata alla diffusione del virus SARS-Cov2 ha risvolti negativi anche sui progetti di vita dei giovani. Tuttavia, a giocare un ruolo in tal senso non è solo l’effetto (reale o atteso) della contrazione dei redditi e delle opportunità lavorative, ma anche il fattore psicologico legato allo sconvolgimento delle routine quotidiane e delle relazioni sociali, ma anche delle incognite sulle prospettive del Paese (oltre che la continua minaccia allo stato di salute degli individui).”
Il campione intervistato, composto da 2000 individui di età compresa fra i 15 e i 32 anni, ha fornito un quadro preoccupante circa la propensione a realizzare progetti che avessero al centro l’uscita dal nucleo familiare di origine.
A ottobre 2020 si legge che: il progetto di andare a vivere per conto proprio è stato posticipato dal 36,2% ed addirittura abbandonato dal 24,3% dei giovani. Anche l’ipotesi di cambiare casa ha subito forti rallentamenti ed è stata definitivamente abbandonata dal 18,9% degli intervistati.
I vaccini potrebbero non convincere i giovani ad andarsene
Come sostiene uno studio del Pew Research Center a luglio 2020 il 52% degli americani di età compresa tra i 18 ei 29 anni, ovvero 26,6 milioni di adulti, viveva con almeno un genitore. Il valore più alto dalla Grande Depressione negli anni ’30. Molti di questi giovani sono tornati a casa in situazioni che pensavano sarebbero state temporanee, ma da allora è passato più di un anno.
Chi ha deciso di tornare a casa sostiene che è stato un compromesso dover stabilire nuove regole di base con i propri genitori, ma alcuni affermano che preferiscono tale situazione di vita piuttosto che vivere da soli in un monolocale durante la pandemia. Anche se la campagna vaccini continuerà, alcuni giovani professionisti potrebbero non essere particolarmente motivati ad emanciparsi. Altri inoltre potrebbero desiderare di vivere vicino a casa o addirittura abbracciare l’idea di una casa multigenerazionale da condividere con i parenti più anziani.
Tornare a vivere con i genitori può essere una “moratoria forzata”, ha detto al Washington Post Donna San Antonio, professore associato di consulenza e psicologia alla Lesley University di Cambridge, Massachusetts. “È un’opportunità ideale per fare un passo indietro, valutare la situazione e, forse per la prima volta, chiedersi: ‘Cosa voglio fare?’ invece di inseguire ciò che qualcun altro ti ha detto di fare.” E continua: “inoltre alcuni genitori richiedono che i loro figli adulti che vivono a casa paghino l’affitto, il che può trasmettere un senso di autostima e un contributo.” Se le loro finanze impediscono un impegno del genere, si possono trovare altri accordi, come aiutare con la manutenzione della casa o la cura del giardino.
Considerazioni
Unendo i punti appare chiaro che lo scenario fin quì descritto impatterà sul mercato immobiliare dei prossimi anni, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Solo un’attenta analisi dei dati che emergeranno nei prossimi mesi, permetterà di interpretare al meglio le tendenze e fare le scelte giuste. Gli investitori, ed in generale i proprietari di immobili ad uso residenziale, se non vogliono rischiare faranno bene a restare aggiornati.