Con l’approvazione del ddl n°2853, avvenuta definitivamente al Senato lo scorso 15 giugno, la normativa sugli affitti brevi è divenuta legge.
In particolare l’art.4 introduce due aspetti che potranno rivoluzionare il settore:
- applicazione della cedolare secca al 21% che consente agli utili prodotti da questo tipo di locazione di essere svincolati dalle imposte progressive sui redditi;
- riconoscimento di operatori e portali, qualora siano questi ad incassare le locazioni, quali sostituti d’imposta per il versamento della sopra citata cedolare secca.
Queste due disposizioni renderanno più vantaggioso e semplice destinare un immobile alla locazione breve/turistica, ma contemporaneamente permetteranno allo Stato di recuperare gettito da quella che fino ad oggi è stata in larga misura economia sommersa.
Come dicono gli anglosassoni, si è creata una situazione “win win”.
Secondo uno studio realizzato da Halldis, uno dei principali player nazionali nella gestione delle locazioni temporanee, in Italia le abitazioni a disposizione sono oltre 6 milioni, di cui attualmente solo 500.000 immobili sono messi sul mercato.
“Grazie alla nuova normativa, i proprietari – afferma Vincenzo Cella, amministratore delegato di
Halldis – avranno vantaggi importanti. Non dovranno più fare nulla, eviteranno le incombenze
fiscali (e molti godranno di un carico minore dell’attuale perché la cedolare secca è a prescindere
dall’imponibile complessivo), eviteranno morosità e avranno la casa sempre manutenuta. Potranno
mettere finalmente a reddito il loro immobile ma in modo flessibile, potranno cioè utilizzare le
proprie unità per periodi determinati”.
Dunque ci guadagnano tutti e fine della storia? Forse no.
Dal momento che mettere a disposizione i propri immobili con contratti brevi è divenuto sempre più vantaggioso, il numero dei proprietari disponibili a sottoscrivere contratti di locazione standard sono e saranno sempre meno.
Questo rappresenta un grosso problema per coloro che hanno bisogno di soluzioni abitative stabili, peggio ancora se di dimensioni contenute.
Una possibile soluzione potrebbe essere quella di istituire un fondo di garanzia statale a tutela dei locatori, sulla falsa riga di quanto oggi viene proposto da alcune associazioni, ma con coperture e costi tali da stimolare concretamente il settore.